23 febbraio 2013

HABEMUS CASA

Ho iniziato ufficialmente questa mia nuova vita in Cina il 29 dicembre 2012, da allora ho passato un mese una settimana in albergo e un'altro paio di settimane in un appartamento in condivisione con un quantitativo di vestiti e oggetti personali che non supera le due valigie. 
Se qualcuno si stesse chiedendo il perchè vi consiglio (caldamente) la lettura dei post precedenti "cerco casa disperatamente vol.1 e vol.2".
Come questo eroe del dramma (io) sia riuscito sopravvivere in queste condizioni al di là dell'umano rimane un mistero anche per me.

In questi mesi ho visto un numero non ben identificato di case (23) e ho contattato non so nemmeno io quanti agenti immobiliari (7), potrà sembrare strano che io ci abbia messo così tanto a trovare una casa e sicuramente c'è in tutto questo una fortissima componente di sfiga che mescolata al mio proverbiale snobbismo ha dato vita a questo fenomeno che non mi ha permesso di sistemarmi in tempi brevi come invece hanno fatto altri, però c'è anche da dire che il 95% delle case che ho visto erano (per definirle senza infamia e senza lode) dei cessi con il tetto a prezzi che facevano pisciare sotto dal ridere.
In un primo momento da designer bohémienne (non ci crede nessuno) mi ero orientato su vecchie case ristrutturate, ma è stato un progetto che ho abbandonato alla svelta quando ho visto le reali condizioni delle suddette! Solitamente all'interno sono nuove, bellissime e desiderabilissime, ma all'esterno i palazzi sono delle fogne abbandonate a loro stesse dove la puzza e lo sporco sono qualcosa che fa davvero male. Come se questo non bastasse ho raccolto un po' di informazioni in giro e ho scoperto che queste case non sono nemmeno troppo sicure: le tubature dell'acqua spesso sono di piombo, non rispettano norme di sicurezza o accorgimenti minimi per l'impianto elettrico quindi può capitare che tu abbia un filo elettrico scoperto che ti passa sotto la doccia e qualcuno ci è anche rimasto fulminato, ma soprattutto scarafaggi, tanti tantissimi scarafaggi!
Alla fine ho dovuto cedere ed orientami su appartamenti all'interno di compounds, anche questi alle volte bellissimi dentro, ma 'na tragedia fuori, ma più sicuri.

Questa settimana però ho finalmente trovato una casa che si adatta alle mie richieste, non eccessivamente grande e non eccessivamente costosa (chiedevo forse troppo?!). La vera svolta è stata trovare qualcuno così gentile da aiutarmi (e che parlasse cinese perchè manco puoi andare in bagno se non parli cinese), ma soprattutto alzare il mio budget che è la tecnica più collaudata e sicura del mondo, perchè quando alzi il budget diventano tutti -come per magia- poliglotti.
Da lunedì potrò finalmente prendere possesso della mia magione e cominciare a personalizzarla senza dover fare in modo che le mie chiappe sfreghino l'una contro l'altra, perchè una delle cose più fighe di sto posto (che per tante cose è dimenticato da dio) è che puoi ordinare praticamente qualsiasi cosa (dallo spillo al missile e dall'anno prossimo pure tua madre) a prezzi piuttosto vantaggiosi su siti come www.tmall.com o www.taobao.com con consegna a domicilio chiaramente.

Quindi alla fine della fiera: CIO' UNA CASA, MI SENTO DI NUOVO UNA PERSONA NORMALE, MAMMA COMINCIA A SPEDIRMI LA MIA ROBA CHE NON HO PIU' VOGLIA DI METTERMI STI 4 STRACCI CHE MI SONO PORTATO DIETRO!
Grazie.


4 febbraio 2013

798


La settimana scorsa ho stazionato per lavoro a Pechino per qualche giorno e in una delle poche escursioni che sono riuscito a fare nel tempo libero sono inciampato in un posto piuttosto interessante, una vecchia zona industriale poco lontana dal centro di Pecino: 798SPACE.

Si potrebbe pensare "ammazza che divertimento una zona industriale cinese", ma questa non è un zona industriale o almeno non lo è più, ha difatti subito nel corso degli ultimi anni una radicale trasformazione a seguito di un progetto di recupero. Oggi é infatti un interessante corner (corner? è più un quartiere) per quanto riguarda l'arte e il design.
Appena sono arrivato davanti al cancello il mio primo pensiero é stato: speciale mica tanto! All'ingresso sembra tutto un po' arrabattato alla cinese (ovvero abbiamo fatto una cosa, ma siamo pigri e non c'avevamo tempo quindi l'abbiamo fatta in fretta, male e col cazzo che facciamo manutenzione). Ma addentrandomi delle vie e viuzze del distretto mi sono dovuto ricredere. Quella che poteva sembrare la solita cinesata si é rivelata invece essere un posto piuttosto piacevole pieno di gallerie d'arte, showrooms, fashion caffè, ristoranti e negozi di design.
Consiglio quindi a chiunque dovesse passare da Pechino di spendere almeno un paio di giorni in questo distretto.

La cosa che colpisce di più è il fatto che la gente qui in Cina si sia finalmente resa conto che recuperare non è un brutto male da cui dobbiamo salvare il mondo, ma che effettivamente può essere un processo che oltre ad essere una discreta fonte di lucro può anche essere un ottimo modo per aggiungere carattere ad una città e renderla ancora più piacevole a visitare.
Mi è stato raccontato che questa operazione di recupero è iniziata qualche anno fa e che all'inizio doveva avere uno scopo puramente estetico, ma dopo essersi resi conto che una cosa bella di per se non porta molti soldi soldi (e ai cinesi se non gli arrivano dei pippi non sono contenti) hanno deciso di far entrare nel complesso anche il commercio, idea che si è rivelata vincente, infatti quest'area è a tutt'oggi ancora in espansione e in via di bonifica.

PS: se potete indossate un maschera quando vi trovate a Pechino, anche il governo cinese ha consigliato di non respirare troppo liberamente all'aperto nell'area cittadina e se lo hanno detto loro vuol dire che la situazione è anche peggio di quel che si può pensare, quindi fate attenzione!




















3 febbraio 2013

Dai diventiamo amici


Uscire per cenare è un'azione piuttosto comune e in una grande metropoli (soprattuto quelle orientali) non è strano cenare da soli (cosa che farebbe inorridire qualsiasi italiano medio, noi se non lo facciamo in gruppo non siamo contenti), perché magari non ne hai mezza di cucinare o perché non hai la cucina a casa o perché mediamente mangiare fuori può costare di meno che fare la spesa. 
Dato che spesso esco tardi dal lavoro e non ne ho davvero mezza di cucinare mi capita di fermarmi in qualche ristorante (dove con al massimo 10 euro mangi abbastanza da arrivare a casa che fai fatica a respirare) che di per se è un'informazione di cui chiunque farebbe volentieri a meno, però la cosa divertente ed interessante è che una semplice cena può trasformarsi in un occasione per fare nuove amicizie (e dio solo sa quanto io ami essere impezzato da sconosciuti) soprattuto se sei occidentale.
L'ultimo di questi episodi in ordine di tempo mi è successo un paio di sere fa. Mi sono fermato in un ristorante giapponese in Donghu Road (ma chissà come si chiamava). Mi siedo al tavolo e comincio ad ordinare. Era uno di quei ristoranti fatti a corridoi dove i tavoli sono all'interno di stanzette che si chiudono con porte scorrevoli, ma dove puoi tranquillamente vedere gli altri tavoli perché le porte sono praticamente trasparenti. Mentre aspetto il mio cibo mi accendo una sigaretta (perché qui si può fumare nei ristoranti, SI! SI PUO' FUMARE!) e noto che nel tavolo di fianco al mio c'è un'altra persona che sta cenando da sola. E' un uomo sulla quarantina, e non è una di quelle persone che ti azzarderesti a definire pulite ne tanto meno mi sarei permesso di pensare che potesse essere docente all'università del bon ton (il suo posacenere era piano di rimasugli di cibo e sputo). La fortuna ha voluto che proprio in quel momento il suo sguardo dapprima preso nei meandri del suo cibo si posasse su di me trasformandosi da affamato a curioso.
Era chiaro cosa stava per succedere, così ho provato a distogliere lo sguardo nella vana speranza che questo bastasse a fermarlo.

-Where are you from?

Non potendo fare altro che rispondere mi sono ritrovato ad affrontare una di quelle conversazioni che vorresti non aver mai iniziato. Lui comincia (chiaramente) a raccontarmi la storia della sua vita alla quale io risultavo particolarmente interessato, per poi definirsi un eroe dal momento che stava cenando e bevendo gin tonic dalle 5 di pomeriggio (il suo fegato e il suo stomaco aspergevano nell'aria una grande allegria) ed erano le dieci di sera. Come spesso capita in questo paese lui ha cominciato ad offrirmi sigarette ogni 10 secondi per farmi provare tutte quelle che aveva, aveva 5 pacchetti di 5 marche diverse e ci teneva proprio a farmele provare tutte (di seguito possiamo vedere una diapositiva della marca che come design ha vinto su tutte). Dopo aver notato che stavo bevendo una tristissima birra (e me lo ha detto con aria schifata) ha pensato che fosse il caso di iniziare ad offrirmi anche dei gin tonic. Sigarette e cocktials gratis. Non sono scemo. Lui a quel punto era ufficialmente il mio miglior amico.
Dal mio terzo gin tonic (il numero 15 per lui stando a quel che diceva) la conversazione si è fatta un po' confusa ed impastata, soprattutto da parte sua. Io continuavo a rispondergli solo si o no e a ridere quando lui rideva uscendomene con quelle frasi tipo "oh my god" o "really?" e tutte quelle cose che si dicono quando non stai ascoltando, ma che dici giusto per non perdere i gin tonic e le sigarette.
Finito di cenare (con un occhio aperto e l'altro un po' meno) mi congedo salutandolo, nella speranza che quella fosse l'ultima occasione in cui lo avrei visto.
Giusto davanti al ristorante c'è un 7-eleven dove io decido di fermarmi per prendere una bottiglia d'acqua. 
Siccome le leggi della sfiga non sbagliano mai, uscendo me lo ritrovo davanti alla porta del 7-eleven che mi aspetta tutto contento e barcollante. Mi dice che mi deve assolutamente far vedere i tavolini in legno e pietra dell'hotel li a fianco che è uno degli hotel più vecchi di Shanghai. 
Una persona normale a questo punto si sarebbe divincolata trovando una scusa, io però ho pensato che forse nella hall dell'albergo magari c'era un bar, così l'ho seguito.
Con mia immensa delusione il bar non c'era e 'sti tavolini non erano poi un granché , così dopo aver scroccato l'ennesima sigaretta, mi sono congedato per la seconda volta. Questa volta però lui non dev'essersene accorto perché ha continuato a parlare alla mia sedia anche mentre io stavo uscendo dall'albergo. Suppongo che abbia dormito appollaiato su quella sedia.

Trovo meraviglioso il fatto che in questo paese tu possa semplicemente uscire di casa e incontrare gente, ma soprattuto gente che ha una voglia matta di offrirti da bere così giusto perchè hai la faccia simpatica.
Da dove vengo io facciamo fatica a dire buongiorno al nostro vicino di casa ed è piacevole trovarsi in un posto in cui puoi parlare con estraneo giusto per il gusto di farlo, certo sarebbe più piacevole se non succedesse tutti i giorni o se ad una certa mi lasciassero un po' tutti stare, però questo credo che sia più un problema mio.



2 febbraio 2013

Una faccia una razza


Una delle cose che ho sempre sentito dire in risposta a frasi come "beh i cinesi sono tutti i uguali" è sempre stata " beh anche noi sembriamo tutti uguali per loro".
E fino a qui è abbastanza vero, capita infatti (anche più di una volta al giorno) che qualche tua nuova conoscenza orientale ti dica frasi del tipo "assomigli un sacco ad un mio amico europeo". Le prime volte preso un po' dal momento e un po' dalla sfida (perché vuoi proprio vedere se questo che ti assomiglia è la versione cessa o figa di te oppure se il combattimento sarà alla pari e quindi ti toccherà puntare sul carattere o sulla simpatia -nel mio caso io perdo sempre-) chiedi che ti venga mostrata una fotografia del suddetto sosia, solo per scoprire che è un tedesco alto 2 metri con occhi azzurri, capelli biondi, a cui piace mettere le tute e ci scommetto anche i calzini con i sandali, che non ha nulla in comune con te se non l'appartenenza alla comunità europea. 
Penso di di non incorrere in nessuna critica o in nessun errore se dico che l'appartenere alla comunità europea non è considerabile un tratto somatico. Quindi non penso sia una motivazione sufficiente per scambiarci gli uni per gli altri. Effettivamente (e non me ne vogliamo gli asiatici) è molto più difficile distinguere le persone di origine asiatica, poiché oggettivamente i tratti somatici da nord a sud da est ad ovest sono comunque molto simili. 
In Europa con il fatto che non ci è mai piaciuto mescolarci troppo e che non siamo mai stati una comunità (nemmeno adesso) se vai da nord a sud da est a ovest trovi popolazioni piuttosto diverse (a parte in alcuni stati come la Svizzera o il Belgio che devono essere state le garçonniere d'Europa).
A questo punto è d'obbligo una precisazione: non è vero che gli asiatici sono tutti uguali, è che per un occhio non allenato è difficile trovare delle differenze da una persona all'altra quando i tratti somatici sono così forti e comuni specialmente nella zona degli occhi. Per chi è nato in Asia o ci vive o vive in un qualche modo in una delle tante comunità asiatiche nel mondo è molto più semplice riconoscere in un solo sguardo una persona.

Questa è proprio una bella cazzata.

Mi è capitato pochi giorni fa di fare un casting per un lookbook, e la mia collega (cinese) ha fatto un casino pazzesco quando si è trattato di riconoscere le modelle e di chiamare la mia prima scelta. In più durante il casting non sapevo chi stavo guardando, perché una settimana prima avevo fatto una prima selezione di alcune modelle da vedere solo guardando delle foto, ma quelle che mi erano arrivate al casting secondo me erano altre persone, e persino le mie college non mi sapevano dire se fossero le stesse persone oppure no, per poi arrivare a dirmi "si è lei" perché ha lo stesso nome, come se fosse una spiegazione sufficiente.

Ok la mia scusa è che sono europeo, ma la vostra qual'è?