8 gennaio 2013

Il mio eroe noioso


Per chi come me in cinese sa dire soltanto "ciao" e "grazie" prendere un taxi potrebbe essere un'impresa non semplice, visto che i tassisti non parlano inglese ed è quasi impossibile che possano leggere i caratteri latini. Fortunatamente con un po' di svegliezza mentale (della quale abbondo, quasi come se ne avessi piantato un albero in giardino -si proprio affianco a quello delle banconote da 500 euro-) l'impresa non risulta così ardua. Il segreto è stamparsi sempre l'indirizzo di partenza e di arrivo (in cinese), oppure fare uno screenshot dello schermo del telefono quando si ha accesso ad una wi-fi e si può navigare in internet, o scaricare e utilizzare una delle tante app che ti possono aiutare nella ricerca di indirizzi qui in Cina (ce ne sono diverse a seconda della città in cui ci si trova). Come ultima risorsa e solo in casi di emergenza si può inoltre chiedere aiuto ai locali, correndo però il rischio di non trovare nell'immediato qualcuno in grado di essere d'aiuto, rischiando così di perdere ore per trovare qualcuno il cui livello di inglese sia sufficientemente buono per capire di cosa si ha bisogno e dove si deve andare.

In tutti i miei i viaggi in Cina le mie avventure sui taxi sono state tantissime e ad alto contenuto adrenalinico. I cinesi sorpassano ovunque e fanno manovre che sono ben al di là dell'azzardo, gli piace accelerare il più possibile per poi inchiodare all'ultimo (credo che in certo qual modo adorino il rischio del tamponamento a catena, suppongo che sia perché gli piace fare amicizia), improvvise fermate al alto della strada per sputare, finestrini completamente aperti anche a dicembre, rumori non ben identificati provenire dal cofano, il tassista che scrive messaggi e/o fa telefonate in qualsiasi momento (e ci tengono a farlo ad alta voce) oppure può capitare di assistere a litigare (per un qualsiasi motivo) tra il tassista e i passanti o altri automobilisti vedendo quindi volare dei magnifici "chinese style vaffanculo". La cosa più inusuale che per fortuna non è capitata a me, ma che mi è stata raccontata da un'amica è che ad un certo punto della corsa il tassista può fermarsi con estrema gentilezza e accortezza per il cliente a "cambiare l'acqua al pesce", ma non bisogna pensare nemmeno per un attimo che lui possa fermarsi e andare in un bar o in un pubblico esercizio a farlo, può succedere quindi di avere la straordinaria possibilità di vedere il tassista fermarsi improvvisamente al lato della strada (cosicché tu possa iniziare a pensare che quelli saranno gli ultimi attimi della tua vita), sfoderare il fagiolino e farla li dove si trova.

Ogni volta che si sale su taxi in Cina si deve quindi essere preparati a tutto ed essere pronti ad affrontare lo scoglio culturale-linguistico.
Questo è lo spirito con il quale ogni volta apro lo sportello di quelle macchine da "Fear Factor".
La bellezza di questo paese è che però ogni tanto è capace di stupirti, forse perché ci si abitua al fatto che tutto sia sempre nello stesso modo e che ci si possa solo adattare, così quando succede qualcosa di carino sembra immediatamente straordinario.
Tre giorni fa ho preso un taxi per raggiungere un amico per cena, salendo ho detto il mio solito "nihao" e il mio cuore si è improvvisamente fermato per poi ripartire battendo all'impazzata quando il tassista mi ha risposto con un cordialissimo "hello" seguito da una precisazione che giungeva con la fierezza con la quale un re entra in una stanza "I speak english". Per un attimo mi è sembrato fosse di nuovo natale, e il mio livello di felicità era quello di un bambino che sta per aprire il regalo più grosso e per la prima volta dopo tanto tempo ho potuto -finalmente- spiegare a voce ad un tassista cinese dove dovevo andare. Mi sembrava di vivere in una favola e la città era diventata improvvisamente calda e scintillante, mi sentivo come una cenerentola che dopo tutte le difficoltà di una vita fatta di stenti stava andando al ballo vestita da strafiga.
Tutto sarebbe stato perfetto e poteva essere potenzialmente il viaggio migliore che io avessi mai fatto su un taxi cinese, se non fosse stato per un piccolo particolare: lui voleva fare conversazione ed io sono uno snob, quindi quando uno sconosciuto mi parla per più di 7 secondi comincio ad alzare gli occhi al cielo chiedendomi "ma cosa vuole questo da me?". 
Dopo un botta e risposta sulle condizioni climatiche di Shanghai in inverno (quei discorsi da vecchi che preferisco 1000 volte alle elucubrazioni politiche da bar che cercando di propinarti gli autisti italiani), il tassista (che era diventato il mio eroe noioso) decide finalmente di chiedermi da dove vengo e seguendo il filone delle mie risposte sintetiche (yes, no, yes it's cold here) rispondo con un semplice "Italy" che all'estero è sempre come pigiare il bottone "via senza ritorno" poiché da inizio a tutta una serie di movimenti facciali con l'intento di riuscire a pronunciare delle parole in italiano (sempre le stesse 5/6 spaghetti, Milano, Berlusconi e/o mafia, pizza e calcio) che ogni santa volta ti vengono buttate addosso con un sorriso fiero stampato in faccia (cosa c'avrete da sorridere tutti quanti io non l'ho ancora capito). Sarebbe stato bellissimo se il mio "eroe noioso"  si fosse limitato a quello, ma siccome era particolarmente preparato sull'argomento (come suggerisce un amico "doveva essere un docente universitario") ha pensato bene di iniziare a cantare cogliendomi del tutto impreparato a quello che stavo per sentire: Libiamo Ne' Lieti Calici (La Traviata di Giuseppe Verdi). "Cantare" il suo era più un masticare la cicca mentre si cerca di riprodurre il verso di uno gnu in amore seguendo una melodia e la mia risposta è stata un sorriso tiratissimo seguito da un "bravo!". La fortuna ha voluto che dopo pochi secondi fossimo arrivati a destinazione perché in questi casi dalla Traviata a Tiziano Ferro ci si può arrivare in un attimo.

Nonostante il mio essere così riluttante nei confronti delle interazioni con il resto del genere umano, devo ammettere che questo episodio rientra nella top ten delle cose che sono state capaci di stupirmi in senso positivo, non credo rivedrò mai più il mio "eroe noioso", ma una parte di me gli vorrà sempre bene, perché se pur maldestro il suo è stato un modo per far felici entrambi.
Una delle tante lezioni che ti da questo paese (e che in un certo qual modo ti costringe a volergli bene) è che non importa quanto le cose siano sporche, brutte o difficili, troverai sempre un motivo per cui valga la pena stamparti un sorriso sulla faccia e anche se dura solo 7 secondi... beh sarà comunque stata una bella sveltina!

CERCO CASA DISPERATAMENTE VOL.2


La mia ricerca di una casa si sta trasformando giorno dopo giorno in una di quelle storie drammatico-affascinanti da raccontare a cena tra il secondo e il dolce, quando i toni si sono fatti incredibilmente giocosi ed evocativi.
Dopo aver "gentilmente" liquidato l'agente che avevo contattato, ho iniziato a chiedere a colleghi cinesi e ad altri espatriati se avessero qualche dritta o se potessero aiutarmi (super smart il ragazzo).

Così grazie ad una mia collega scopro questo sito meraviglioso: http://sh.ganji.com/
Uno di quei siti che potenzialmente sono in grado di cambiarti la vita. L'unico problema è che è solamente in cinese, ma siccome sono super smart e ho potenti mezzi di traduzione (google chorme, che anche la mia amica Claudia "l'anticristo della tecnologia" conosce) sono riuscito a capirci qualcosa.
Mi è stato chiaro fin da subito che (come già sospettavo) questi mi stessero amabilmente, gentilmente e brillantemente pigliando per il culo. Cosa che è diventata particolarmente palese quando ho notato per caso che la stessa foto era sia su ganji che su un'altro sito per espatriati (allego foto).


Direi che queste immagini parlano da sole...

Sentendomi particolarmente ringalluzzito per la mia grande scoperta, ho iniziato a guardare e a selezionare diverse case che rispondessero a quelle che erano le mie richieste: 50/60 metri quadri, vicino alla metropolita, nel distretto di Xuhiu, possibilmente molto luminosa.
Mi sembrava di aver trovato il paese dei balocchi, perché le case avevano un prezzo ragionevole e si presentavano molto bene. Il giorno dopo sono andato dal caro Mr. Liao (un mio collega cinese) che ha iniziato a contattare le persone di riferimento dei link che avevo selezionato, perché se avessi telefonato io sarebbero successe due cose: 1.le persone di riferimento non avrebbero saputo come rispondermi perché nel 99% dei casi non avrebbero parlato una parola d'inglese; 2. i prezzi si sarebbero magicamente raddoppiati.
Nel giro di una giornata mi aveva già fissato tre visite per lo stesso giorno e 5 per il weekend, così appena usciti dall'ufficio ci siamo diretti allegramente (quasi trotterellando sotto una pioggia di fiori di ciliegio) a vedere queste case.

Casa numero 1:
Un posacenere. Questa casa probabilmente non era mai stata pulita e non mi era ben chiaro quanta gente ci vivesse dentro pur essendoci solo un letto. I mobili erano una cozzaglia di robe rotte messe a caso. La puzza di sigaretta e di chiuso era quasi insopportabile.

Casa numero 2:
Una stanza d'albergo. C'erano un letto, un bagno e due poltrone (grandezza totale 20mt quadri). Tutto nuovissimo però! Ho fatto un passo oltre la porta, ho fatto perno sul tallone, mi sono girato e mi sono diretto all'ascensore.

Casa numero 3:
Bollito misto. Siamo entrati in questa zona residenziale in stile coloniale -carinissima-. L'agente che ci stava accompagnando a vedere la casa ci apre la porta e lo scenario che mi si presenta era una puntata di "ai confini della realtà". L'offerta era di condividere questa casa con una coppia 70enne che dal profumo che aleggiava in casa doveva aver vinto una marea di premi nella categoria "bollito agonistico". 
La mia voglia di condividere la casa con loro era tale che la mia visita è durata all'incirca 3 secondi e mezzo.

Usciti dalla numero tre mr, Liao mi dice che capita spesso che gli annunci siano fasulli e che le immagini non siano vere, questa è una tattica che le agenzie usano per attirare la gente (beh grazie me lo potevi dire prima).
Oggi ho quindi costretto il povero mr. Liao a richiamare quelli con i quali avevamo preso appuntamento per i prossimi giorni e a sincerarsi che le immagini fossero veritiere, giusto per non ritrovarmi ancora in situazioni imbarazzanti e delle 5 che dovevo visitare solo due si sono rivelate corrispondere all'annuncio (tarocchi, siete tutti dei tarocchi).

Occorre precisare una cosa, non è che io voglia a tutti i costi trovare una casa pazzesca a basso costo, mi accontenterei di una casa normale anche dovendola pagare un po' di più del suo valore, ben consapevole che in quanto straniero mi spetta un trattamento "speciale". Però trovo incredibile che a Shanghai (la quale ci tengo a precisare: si trova in Cina, un paese che per i suoi 6/7 è ancora da considerare del terzo mondo) i prezzi degli immobili in locazione siano così alti rispetto alle condizioni abitative proposte. Soprattutto se consideriamo che dopo l'inizio di questo boom economico che ha investito questo paese uno dei capi saldi del governo è stata la costruzione selvaggia finalizzata appunto al controllo della crescita del valore di mercato degli immobili, con lo scopo di mantenere basso il costo della vita. C'è inoltre da tener conto del fatto che mediamente un cinese che lavora in un ufficio come segretario percepisce uno stipendio che non supera i 1200 euro. Tutto questo mi rende davvero difficile accettare il fatto che le case qui abbiano realmente prezzi paragonabili quasi a Milano o a Parigi, perché si Shanghai è una grande metropoli, ma se paragonata altre città ancora non regge il confronto per quanto riguarda i parametri secondo i quali si dovrebbe calcolare l'appetibilità di un immobile, un po' come dire "si, stefanel fai la moda, but this is not Prada". 
Per quel che mi riguarda non ci sarebbero problemi a pagare i prezzi che mi vengono proposti per le case da espatriati, però a questo punto è diventata una guerra personale contro il sistema!
Sicuramente ad un certo punto dovrò arrendermi ed accettare le condizioni che mi vengono imposte, ma per il momento ho intenzione di reggere la sfida. 
Ho cominciato inoltre a segnalare gli annunci fasulli che ho trovato, perché si sono uno di quei vecchi che segnala tutto!

Cara Cina, la sfida è ancora aperta.



5 gennaio 2013

Dalla Svezia con Mou


Vorrei spendere tre parole a proposito di quel fenomeno chiamato globalizzazione: GRAZIE DI ESISTERE.

Non ho mai capito cosa le persone trovassero di così riprovevole in questo fenomeno. 
Potremmo aprire un dibattito infinito sugli effetti positivi e negativi della globalizzazione o su cosa realmente voglia dire questa grande sconosciuta, potrei passere ore ad illustrarvi come in realtà questo processo (così come ai NoGlobal piace ragionarlo) sia frutto o colpa più dell'atteggiamento di favoreggiamento ignaro di noi consumatori (si anche di voi NoGlobal) piuttosto che delle multinazionali oppure di come la globalizzazione sia in realtà un processo naturale che abbiamo innescato nel momento stesso in cui abbiamo deciso di voler uscire dalle economie di sussistenza e infestare questo mondo.

Siccome sono troppo "shampista de core" per mettermi a parlare di queste cose, mi limiterò ad evidenziare uno degli aspetti che preferisco: poter trovare cibi provenienti da altre parti del mondo in posti che non centrano nulla. Non sto parlando di cibi italiani (ed è subito pubblicità della Barilla con la bambina dal cappottino giallo che raccoglie un gattino sotto la pioggia -lacrime a fiumi-), ma di cibi  più "esotici" che ho potuto provare soltanto grazie al fatto che mi trovo a Shanghai, anche perché salvo sconvolgimenti meteo-geologici del globo, non programmo di andare in Svezia nei prossimi anni da qui alla mia morte.
Mi riferisco in particolare ad un lecca lecca che si sono inventati per l'appunto gli svedesi (voi direte "questi qua c'hanno solo la neve, il buio e si mangiano le balene" si però quando si parla di roba che fa ingrassare ne sanno una più del diavolo). Un mio collega per natale mi ha regalato sto stecco con attaccato sopra del mou ricoperto da un sottile strato di cioccolata al latte (allego foto). 
Il funzionamento è piuttosto semplice, te lo devi infilare in bocca fino a quando non diventa morbido (date pure libero sfogo alla malizia) e non si scioglie impiastricciandoti la bocca. Il risultato è una sensazione che sta a metà strada tra lo shopping complusivo e l'orgasmo di prima mattina.
E' una di quelle robe che ti danno assuefazione fin dalla prima volta che le provi e che ti rovesciano un transatlantico di vuoto esistenziale nel cuore quando le finisci.

A questo punto vi stadere chiedendo (giustamente) perché io stia parlando di questa caramella (che con la cina centra poco), e perché vi abbia sfracassato il pendolo con tutto quel preambolo sulla globalizzazione.
Era tutto un pretesto per giustificare la mia richiesta e per costringervi a leggere fino a questo punto, insomma tutto quello che vi ho detto fino a mo' era una diarrea verbale per far finta che avessi sul serio qualcosa da dire, ma questa è solo la richiesta di una persona disperata!
Dato che il mio collega andrà ad Hong Kong e visto che io ho già sviluppato una dipendenza che va oltre l'umano per questi lecca lecca, ho bisogno che qualcuno di voi mi vada in Svezia a recuperare un camion di quelle che da ora in poi chiameremo le "caramelle di dio" e che me le spedisca qua in Cina, cosicché io possa morire di carie nel tentativo di finirle.
Grazie.


Cerco casa, disperatamente. Vol.1


Oggi per la prima volta mi sono avventurato alla ricerca di una casa insieme ad un agente.
Quando ieri sono entrato nella sua agenzia ho sentito distintamente il rumore del registro di cassa nella sua testa. Una volta seduto davanti alla sua scrivania ero già pronto a tutto quello che mi avrebbe portato a visionare l'appartamento (per chiamarlo così) in cui mi ha portato oggi.
Dopo le domande canoniche tipo "da dove vieni?" e "quanto rimarrai?" comincia (chiaramente) a chiedermi dettagli su che tipo di casa sto cercando e quanto voglio spendere. La mia risposta da "she's la ricca" è stata: beh dipende da quanto è carina a e grande la casa.
Chiariti questi primi punti inizia a propormi degli appartamenti il primo: 30mq (il che significa 25) alla modica cifra di 10.000 RMB al mese. La mia risposta è stata una fragorosa risata.
Ero preparato al fatto che che per noi stranieri i prezzi delle case siano raddoppiati, ma quadruplicati proprio non me lo aspettavo. 
Data l'eccessiva rumorosità (o forse per l'allegria) della mia risata ha capito che era il caso di abbassare il tiro, così ha provato a propormi un 55mq (che significa 45) a 5500RMB. Gli ho fatto "gentilmente" notare che era ancora alto, ma che lo avrei visto, sicuro del fatto che se mi fosse piaciuto gli avrei fatto dimezzare il prezzo da uno dei miei colleghi cinesi.

Oggi siamo andati a vedere questa perla d'oriente, questa meraviglia di appartamento.
Ci siamo trovati davanti alla sua agenzia, dove lui mi aspettava con il sorriso tirato di chi si sta pregustando dei soldi facili.
Dopo esserci fatti strada tra vicoli, vicoletti (fogne a cielo aperto) e street markets (che detti così assumono un'aria poetica e bohémien, ma in seguito scriverò della vera faccia dei mercati di strada in Cina), arriviamo finalmente al tugurio.
Un palazzo di 10 piani con l'ingresso che sembra quello del sottoscala di un magazzino che nessuno ha mai pulito. 
Prendiamo l'ascensore, almeno quello è nuovo.
Una volta arrivati al piano che chiaramente non ha illuminazione se non una timida e impaurita lampadina iniziamo a cercare il numero dell'appartamento. Lascio all'immaginazione il compito di descrivere i profumi e il livello igienico di quel corridoio. Fortuna che avevo le tasche così potevo tenere in salvo almeno le mie mani, perché occhi e naso li avevo già persi prima di entrare in ascensore.
Trovato l'appartamento e iniziata la mia ispezione ho dovuto constatare che di per se non era brutto a prima vista.
Un consiglio che do a chiunque voglia iniziare a cercare casa in Cina è: durante la prima visita non siate frettolosi, ispezionate ogni angolo, aprite ogni sportello, alzate il materasso, controllate le tubature, lo stato delle finestre, la solidità dei muri, insomma ogni cosa che sia controllabile ispezionatela. Questo vi sarà molto utile per due motivi: il primo è che in questo modo ridurrete il rischio di prendere delle cantonate o di vedere pezzi della casa crollare dopo aver firmato il contratto di locazione, il secondo è che in fase di contrattazione ogni cosa può essere motivo per abbassare il prezzo. Mi rendo conto che questo genere di cose, soprattutto per quanto riguarda il mondo immobiliare sono piuttosto comuni ovunque, ma questa è la patria del finto e quando si parla di casa c'è da stare particolarmente attenti a quello che vi propongono.

Quando sono uscito dall'appartamento l'agente mi ha chiesto quale fosse la mia impressione, e se l'avrei confermato. Io mi sono fermato, l'ho guardato dritto negli occhi, ho accennato un sorriso, e scuotendo la testa gli ho sussurrato "no", come se fosse la cosa più palese del mondo.

Dicono che ci ben incomincia sia a metà dell'opera, ma io i miei vestiti ce li ho ancora tutti nella valigia.

2 gennaio 2013

Il mandarino che non parli, ma che ti cambia la vita.



Una delle cose per le quali le culture dell'estremo oriente si differenziano maggiormente dalle nostre è che a tavola esiste l'usanza di ordinare un certo numero di pietanze che vengono condivise da tutti i commensali. In queste culture la condivisione cibo ha un valore sociale fondamentale. Il mangiare insieme conclude trattazioni di lavoro, stringe amicizie, ma soprattutto può dare grandi lezioni di vita.

Una cosa piuttosto divertente (divertente se vogliamo trovarci qualcosa di cui ridere, anche perché vedere il cinese medio mangiare non è uno spettacolo per cui varrebbe la pena di pagare un biglietto) che capita di vedere in Cina é che le persone mangiano ovunque, in qualunque momento e qualsiasi cosa.
Capita infatti che per strada, al bagno, alle poste, alla fermata dell'autobus, sotto un ponte (OVUNQUE) alla prima occasione utile qualcuno sfoderi dalla borsa frutta, verdura, carne, zuppe, uova, pesce e che cominci a mangiucchiarsele allegramente (probabilmente hanno tutti dei frigo nelle borse).

I miei primi viaggi attraverso la Cina sono stati segnati da episodi di buffet magicamente apparsi su treni e aerei sui quali la gente si fiondava come se non avesse mai visto del cibo prima (un po' come il buffet del Borgo la domenica sera). La cosa davvero buffa (sempre a volerci trovare qualcosa di buffo) è che ad ogni partenza da aeroporti o stazioni i cinesi sono stranamente calmi e silenziosi, questo insinua in te (sempre) la speranza che quel viaggio non sarà segnato da concerti di grandi abbuffate, ma ogni volta non è altro che la quiete prima della tempesta. Esattamente 5 minuti dopo la partenza le valigie e le borse iniziano ad aprirsi, le persone iniziano a passarsi del cibo e le mandibole iniziano a lavorare producendo "musica".
Ho sempre trovato tutto questo piuttosto disgustoso, fuori luogo e assolutamente volgare.
Ma è bastato un mandarino a cambiarmi la vita!

Ero su un volo Shanghai-Guangzhou, di fianco a me si era seduta questa signora che era il prototipo della 50enne cinese di periferia: frangetta, coda di cavallo, denti gialli, jeans rigorosamente a zampa, scarpe da ginnastica nere con qualche strass, piumino colorato (solitamente nei toni del rosa o del blu) e l'immancabile maglioncino a collo alto (con colori che spaziano dai vinaccia ai blu notte) con rouches al collo e ai polsi.
Vedendo la mia compagna di viaggio avevo ben chiaro di che morte sarei morto.
Come da programma nel momento stesso in cui il segnale di "allacciate le cinture" si spegne lei sfodera una busta della spesa che come una cornucopia inizia magicamente a produrre cibo.
La mia reazione non poteva che essere la solita, così mi limitavo a guardare fuori dal finestrino e a lanciarle qualche occhiata di disapprovazione di tanto in tanto, nella vana speranza di poterle insegnare con un sottile gioco di sguardi una lezione di civiltà.
Alla fine del pasto lei si gira, mi sorride, e mi porge un mandarino.
Con quel gesto semplice ed ignaro lei è riuscita in una frazione di secondo a sbattermi in faccia tutta la mia superbia, la mia ignoranza e la mia inciviltà.

Non parlava la mia lingua e non rispettava le mie regole di comportamento, ma tra i due non era lei quella che doveva farlo.

Tutti quelli che passano o stazionano in Cina (o in oriente in generale) si trovano davanti ad un grande spartiacque che li divide in due categorie gli esaltanti e gli intolleranti.
Nessuna di queste due categorie sembra però prendere sul serio in considerazione un'analisi reale della cultura che li sta ospitando e si distaccano dalla sua realtà pur essendoci completamente immersi.
Ho imparato che non bisognerebbe mai disprezzare una cultura convinti della propria superiorità o denigrare le proprie radici accecati dai bagliori della novità.
Un ospite dovrebbe accettare il cibo che gli viene offerto per quel che é: un dono.
Anche se poi a casa tua mangi sempre meglio.

Io per quel che mi riguarda ho iniziato a viaggiare per questo paese portandomi sempre due mandarini, ma comunque non pagherei mai un biglietto per vedere un cinese mangiare.

1 gennaio 2013

Post-it

Prima di procedere con il mio trasferimento a Shanghai ho affrontato due mesi di viaggio in solitaria attraverso la Cina.
Una delle mie tappe è stata la città di Guangzhou.  http://it.wikipedia.org/wiki/Guangzhou

Durante la mia permanenza in questa città ho avuto l'opportunità di vedere e sperimentare parecchie cose, ma quella che senz'altro ha attirato più di ogni altra cosa la mia attenzione è stato (come l'ho ribattezzato io) l'angolo del post-it.

Davanti al Tianhe Sport Center c'è un centro commerciale che si chiama Tee Mall. Scendendo nel sotto passaggio che si trova di fronte a questo centro commerciale si può trovare questo angolo meraviglioso!
Tre stanze nelle quali la gente che passa lascia dei post-it, che detta così non suscita un grande interesse.
Però la cosa che affascina è il fatto che questi messaggi non abbiano un unico intento, come può essere per i lucchetti di ponte vecchio a Firenze. Questi messaggi possono essere preghiere, speranze espresse su carta, semplici pensieri, aforismi, barzellette, messaggi d'amore, promesse ad un amico, scuse ecc...
L'unica cosa più o meno paragonabile che mi viene in mente è la bacheca principale di facebook, ma in una versione retrò e romantica.
L'aspetto davvero romantico è che si possa attaccare un messaggio con l'aspettativa che qualcuno (qualcuno in particolare o anche no) possa passare e leggerlo, ma soprattutto che si possa venire in questo posto con la speranza che qualcuno abbia lasciato un messaggio per te.

Strappa un sorriso pensare come un sottopassaggio di grande transito posto al centro di una grande metropoli industriale, nasconda in realtà un cuore così caldo. Per noi che siamo abituati ad una certa freddezza sociale e ad un bon ton del sentimento il fatto che del romanticismo si possa trovare in un posto che di romantico non ha quasi nulla potrebbe risultare un ossimoro, ma questa è la Cina e una delle cose più belle di questa nazione è che puoi lasciarti scappare il sentimentalismo quando e dove ti va.
Puoi lanciare messaggi nell'aria o aspettare che te ne piova uno dal cielo e poco importa se nessuno lo leggerà mai o se quello che ricevi non era per te, quello che importa davvero è la speranza che qualcosa di buono e di magico ci possa accadere e possa interrompere il ritmo noioso della vita di tutti i giorni.





Giorno 02 Capodanno OLE' OLE'

Sono arrivato a Shanghai questa domenica carico come una molla sopratutto perchè passerò qui almeno un anno...

Ieri notte (per chi non era ad un passo dalla morte come me) era il momento di gettare via l'anno vecchio e dare il benvenuto all'anno nuovo.
Chiunque mi stia leggendo si starà aspettando a questo punto un resoconto di feste e tradizioni in tipico stile Shanganese. Beh, se volete avere questo tipo di informazioni vi consiglio di andare a leggere gli articoli di qualcuno che ieri sera fosse sufficientemente ye ye per poter uscire a festeggiare!
Io ho passato il mio capodanno a letto con una di quelle influenze/raffreddori che ti aggiungono sulle spalle 49 anni e che ti fanno venir voglia di puntarti un asciugacapelli in faccia fino a quando tutto quello che hai nelle vie aeree non si è sciolto (vecchio rimedio di mia nonna che non ha -per ora- conferme mediche).
Questo preambolo era necessario per spiegarmi in che condizioni alle ore 21.00 ho deciso di avventurarmi fuori dalla mia stanza d'albergo in cerca di medicine e cibo.
"Balto dove sei quando ho bisogno di te?!"

Stop numero 1-Mi sono diretto con decisione al banco della reception, chiedendo se per caso avessero un analgesico e un termometro, sicuro che non avrei dovuto varcare la porta d'ingresso della hall e che sarei tornato nella mia stanza a breve.
Dopo circa 30 secondi di silenzio ed esitazione la receptionist (la quale non sono ancora sicuro avesse capito cosa le stavo chiedendo) mi dice che non hanno ne il termometro ne l'analgesico.
Le chiedo quindi se sa indicarmi la farmacia aperta più vicina. Questa volta senza esitazione mi indica il banco di servizio a fianco alla porta d'ingresso.

Stop numero 2-Certo e forte del fatto che la receptionist mi avesse indicato il ragazzo al banco perché è quello che tra i due parla meglio inglese, mi presento davanti a lui con gli occhi pieni di speranza ed influenza chiedendogli dove si trovasse la farmacia.
30 secondi.
Mi porge un foglio e un penna, facendomi intendere che non ha capito una ceppa di quello che gli ho chiesto e che se glielo scrivo forse c'è qualche possibilità che lui possa capire.
Dopo aver guardato quello che ho scritto e usato un traduttore online, mi spiega in una lingua incomprensibile (che chiameremo inglese supposto) dove dovrebbe trovarsi la farmacia.

Uscito dalla porta, preso dalla sfiducia e dalla disperazione, decido di seguire le luci di un centro commerciale nella direzione che il suddetto ragazzo mi aveva più o meno indicato, ripetendomi che se ci sono luci c'è vita e dove c'è vita deve per forza esserci una farmacia aperta fino a tardi.
Dopo 15 minuti di camminata che non mi ha portato praticamente a nulla la fame passa al primo posto rispetto all'influenza, così decido di fermarmi nel primo fast food aperto.

Stop numero 3-Entro nel fast food dove scopro che solo una cassa su 7 è aperta. Aspetto diligentemente il mio turno e chiedo un hamburger di pollo. Probabilmente devo aver percepito istintivamente l'esitazione della cassiera, perché pochi istanti dopo senza che lei dicesse nulla le dico "menu numero 4"(come scritto sul cartellone).
Lei mi sorride quasi come se mi stesse ringraziando per aver capito, ma io stavo già entrando nella fase "ho prodotto troppo muco e adesso il mondo mi sembra solo una tromba stonata suonata senza fiato" e devo averle fatto una smorfia dal significato non beh identificato, perchè la sua risposta è stato un bel punto di domanda stampato in faccia.
Raccolgo il mio vassoio e mi dirigo al tavolo per scoprire che il mio hamburger di pollo si era trasformato nel tragitto (magicamente) in un hamburger di manzo doppio strato.

Decido di mangiarlo ugualmente anche perché non ho la forza di alzarmi.
Probabilmente ero ridotto particolarmente male, o forse respiravo rumorosamente, o il fatto che il mio rintontimento non mi consentisse di mangiare ad una velocità normale, oppure l'insieme di queste tre cose dovevano aver attirato l'attenzione, perchè potevo percepire il compatimento che le persone vicino a me mi lanciavano dagl'occhi.

Stop numero 4-Dopo aver mangiato e girato altri 10 minuti cercando una farmacia (perché dentro di me ero sicuro che in una città di 18.000.000 di abitanti le farmacie fossero per la maggior parte aperte a qualsiasi ora) decido che forse è il momento di tornare in albergo.
Arrivato davanti alla porta della hall qualcosa mi spinge (sicuramente il dio Sfiga) a proseguire oltre ed a scoprire che la farmacia era nel palazzo accanto al mio albergo, nella direzione opposta a quella che io avevo preso seguendo le indicazioni del ragazzo al banco di servizio.
Orario di apertura 8.00-22.00.
Erano le 22.15.
Volevo piangere e uccidere.

L'unica cosa che potevo fare a quel punto era andare nel primo convenient store e prendere qualcosa di così piccante che fosse in grado di sturarmi per il tempo sufficiente ad addormentarmi.
Ho comprato una noodles cup e un saccheto di arachidi (che in quel momento non so perchè ma mi davano un senso di protezione materno).
Mi sono diretto con aria sconfitta nella mia camera e dopo aver mangiato mi sono infilato a letto dicendomi "buon inizio Matteo, buon inizio".